L’approccio al problema e alla scelta dovrebbe comunque seguire precise linee guida, tenuto conto dell’età, del sesso, delle comorbidità, del dolore e dei deficit funzionali. Negli ultimi decenni, anche in Italia, gli ambulatori presenti sul territorio e dedicati alla “protesica di anca” si sono moltiplicati, così come il numero di interventi, che ha subito una decisa impennata.
In uno studio di ricercatori tedeschi del 2018, un’analisi condotta a ritroso su 2,4 milioni di pazienti ha evidenziato alcuni punti interessanti:
- fino a 75 anni, le diagnosi di coxartrosi erano similari per numero rispetto al sesso
- il maggior numero di diagnosi di coxartrosi è stato posto tra gli 80 e gli 85 anni. Oltre gli 85 anni, il 17% delle donne e il 16% degli uomini avevano una diagnosi di coxartrosi
- il maggior numero di artroprotesi posizionate è stato nel periodo tra i 75 e i 79 anni (5% per le donne, 4% per gli uomini)
- tra gli 80 e gli 85 anni, la maggior parte delle artroprotesi erano su contestuale frattura
- entro gli 8 anni successivi alla diagnosi di coxartrosi, circa il 25% dei pazienti è stato operato di artroprotesi d’anca
- un numero consistente di pazienti che ha seguito cure conservative e fisioterapiche ha procrastinato o addirittura evitato un intervento chirurgico inizialmente preventivato.
Dati sostanzialmente similari si possono ritrovare in uno studio, sempre retrospettivo e sempre del 2018, su una popolazione di riferimento di circa 600 mila pazienti:
- la diagnosi di coxartrosi ha coinvolto il 22% circa della popolazione, con massima prevalenza del periodo tra gli 80 e gli 89 anni
- oltre il 60% dei pazienti con coxartrosi è stato trattato con cure conservative, con una terapia riabilitativa per il 43% degli stessi
- nel complesso, la chirurgia protesica ha coinvolto il 5% circa dei pazienti con diagnosi di coxartrosi.